«Tra le nuvole e il mare si può fare e rifare, con un po’ di fortuna si può dimenticare. […] Tra le nuvole ed il mare si può andare e andare, sulle scie dalle navi di là dal temporale e qualche volta si vede, domani, una luce di prua e qualcuno grida: domani!». Un domani sperato e arrivato che non vuole dimenticare. Trecentonove i tocchi delle campane, ventimila persone in strada a ricordare i quanti non torneranno più a casa. Tre minuti di una notte di due anni fa, tre minuti bastarono a sconvolgere e frantumare una terra, rendendola fumo, polvere e silenzio. Lasciando chi vi abita senza un tetto sotto cui coprirsi, nudi in mezzo al mondo. Nudi nell’animo colmo di dolore. Tre minuti bastarono a segnare per sempre la vita di studenti e genitori che attenderanno invano il loro ritorno. Cinquantacinque gli studenti che quella notte si spensero per sempre. Una città universitaria, il crollo della casa dello studente, il simbolo di una tragedia dei giovani. Molti i guardiesi che studiavano, e studiano, nel capoluogo.
In nottata una fiaccolata ha ricordato le vittime, nessuno dimenticherà mai quegli studenti, quelle bare bianche, quelle due bare, di una mamma e della sua bimba, l’una sull’altra. Nessuno deve pensare che sia solo un ricordo lontano. C’è una città intera che aspetta di essere risarcita e ricostruita, che conta sulla sua universita’, che aspetta il suo domani.
In nottata una fiaccolata ha ricordato le vittime, nessuno dimenticherà mai quegli studenti, quelle bare bianche, quelle due bare, di una mamma e della sua bimba, l’una sull’altra. Nessuno deve pensare che sia solo un ricordo lontano. C’è una città intera che aspetta di essere risarcita e ricostruita, che conta sulla sua universita’, che aspetta il suo domani.
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